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3.4.13

I genitori sono i pilastri indistruttibili della nostra vita.


Sono coloro che, ci accompagnano mano per mano, ci sollevano dalle cadute e ci insegnano a trarre “vantaggi” da essa.
Ma quando uno dei due pilastri viene a mancare e lentamente si consuma dinanzi a occhi attoniti di chi li ama profondamente?
Questa è la storia di Consuelo, una giovane donna al quale un cancro ha strappato via la sua mamma.
Ed è qui per raccontare il suo vissuto, perché purtroppo questo dolore è “comune” a tanti.




Quel giorno in cui si scopre la causa ai malesseri, quel giorno in cui mai vorresti sentir pronunciare quella maledetta frase “ha un tumore” , vuoi raccontarla ?
Ricordo perfettamente quel giorno, lo ricordo proprio come se fosse ieri.
Era il 27 dicembre 2005, avevo 24 anni ed  ero incinta di 4 mesi.
Mi trovavo a Napoli, (ero scesa dalla famiglia del mio compagno) per festeggiare il capodanno.
Squilla il telefono e dall’altra parte mia sorella;:“Consu, Consu, sono all’ospedale con mamma, non preoccuparti, le hanno trovato dei calcoli, ma tutto bene, tranquilla.
Sfortunatamente, la voce di Tonia (mia sorella), smentiva la bugia che mi aveva appena detto, ma a parte questo, gia’ sentivo  che c’era qualcosa di ben piu’ grave.
Per proteggermi (ero incinta da 4 mesi) hanno cercato, “malamente” di tenermelo nascosto, ma il giorno in cui portarono ad analizzare la matassa, (per esser certi della diagnosi) io ero li, ero li accanto alla mamma e quella maledetta frase, rimbomba ancora nella mia mente.
“Abbiamo i risultati, purtroppo vostra madre, ha un tumore al pancreas”
Una doccia gelida, il sangue si è congelato nelle mie vene. Ho sentito il mio corpo precipitare in un abisso.
Era L’8 gennaio 2006.


Come sei cambiata nei confronti di tua mamma sapendo della malattia?
E’ cambiato tutto, io sono cambiata, lei è cambiata, il nostro rapporto inevitabilmente ha subito dei drastici cambiamenti.
Ricordo che mi facevo” inghiottire” dai suoi bellissimi occhi azzurri, ricordo che lasciavo che il suo sguardo mi penetrasse l’animo, che le sue carezze arrivassero a scaldarmi la cellula più remota del mio corpo, lasciavo che le sue mani toccandomi la pancia, arrivassero ad accarezzare la mia bimba.
Ero diventata la sua ombra, sapevo che da li a poco, nel pronunciare la parola “mamma”, non ci sarebbe stato piu’ il seguito ….
 << FIGLIA,DIMMI!!>>

Lei sapeva della malattia? Se si come ha reagito?
Lei purtroppo sapeva tutto, sapeva del tumore, anche se noi non abbiamo mai voluto darle conferme.Sentiva che il cancro, non le avrebbe lasciato speranza.
Dopo l’operazione, si “chiuse” in se stessa, non parlava piu’ molto, ma osservava tutto, osservava tutto come mai aveva fatto.
Il guardare me e i miei fratelli era quasi un “sentire” nello sguardo , le sue mani che ci accarezzavano.
Rammento che un giorno le chiesi il perché dei suoi silenzi, la sua risposta mi lascio' senza fiato.
“Mamma, perché non parli?”
“Non parlo così vi abituate alla mia assenza”

Cosa vuol dire non avere la mamma?
Vuol dire sentire un enorme vuoto dentro sentirsi persi, sentire di non aver piu’ nulla da offrire, non riuscire più ad amare. “SENTIRSI SOLI AL MONDO”
Cercare il suo sguardo ,desiderare di  annusare il suo odore e voler udire quel bellissimo “ciao amore di mamma”.
Oggi mi farei bastare solo il “CIAO AMORE”
E invece no, un cancro infame me l’ha portata via!!!
Ma da grande madre che era, un giorno, prima di morire mi fece fare una promessa.
<< Consu, promettimi che non farai mai mancare nulla ad Arianna, promettimi di starle vicino come io lo sono stata per te>>
Ed in quella promessa, tutto il dolore per la perdita di mamma, si è trasformato in amore da donare alla mia Arianna.

Cosa vuoi dire a chi si sta trovando nelle tue condizioni?
Posso dire che il piangere, il disperarsi ed il chiudersi in se stessi, non serve a nulla.
Riversate il dolore nel fare del bene, aiutate chi sta male, state vicino a chi soffre, questo può aiutare , questo aiuta.
Io nella perdita della mia mamma, ho abbracciato la fede, pregate, pregate Dio, che vi dia la rassegnazione.
Pregate Dio che allevi il vostro dolore.

Vuoi aggiungere altro?
Mia mamma è sempre stata una guerriera, addirittura io e mia nipote, l’avevamo soprannominata “RAMBO”.
Era una donna alta 1.80, corpulenta, un donnone oserei dire…
E vederla consumarsi, giorno dopo giorno , cercare con tutte le forze di combattere quel male, combattere il suo nemico e non riuscirci e piegarsi a quel “bastardo” ,strazia letteralmente il cuore.
Ed io? Io inerte, non potevo fare nulla, potevo solo aspettare, piangere e soffrire.
Un giorno mamma mi disse:”Consu, rassegnati, sto morendo, lui è piu’ forte di me”
Io le risposi a singhiozzi: “mamma, non puoi lasciarmi sola, io come faccio senza di te?”
E lei mi disse: io non voglio guarire, non chiedo nessuna grazia a Dio, voglio solo vedere tua figlia e poi posso morire in pace”
E Dio la “grazia” la fece.
Il 26 aprile 2006 è nata Arianna e mia mamma, seduta su di una sedia a rotelle con la bombola dell’ossigeno attaccata era lì, era lì per vedere la mia bimba, era li per vedere il sorriso e lo sguardo della sua quarta nipote.
Poi venne in camera mia e mi disse: ”Amore della mamma, Arianna è bellissima”
….e con un fil di voce aggiunse: “una vita nasce e una muore!!!”
18 maggio 2006.
Dopo 22 giorni di agonia, mamma mi lascia per sempre.
Mamma mi dice addio…
… ed il suo sguardo prima di spirare non potrò mai dimenticarlo.
Quello sguardo che ancora trattengo nella mia mente e nel mio cuore, quello sguardo che mi ha penetrato l’anima, quello sguardo che nel suo addio racchiude tutto l’amore che una mamma sa donare ai suoi figli.

Grazie Consuelo di avermi raccontato la tua storia, da oggi cercherò di contare sino a dieci prima di “arrabbiarmi “con mamma e papà…
La vita insegna, anche nelle cose più terribili come questa.
                                                                                               
                                                                                            Francesca,by Tegami Group

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